Dopo l’Arminuta, meraviglioso romanzo vincitore del Premio Campiello, aspettavo con ansia un nuovo libro. Sto ancora aspettando ma, nel frattempo, Einaudi ha ripubblicato “Bella mia”, romanzo già uscito con l’editore Elliot nel 2014 e ora arricchito da una nuova prefazione dell’autrice.
”Bella mia” è L’Aquila, devastata dal terremoto, non una persona. Il libro non delude, inizia potente fin dalle prime battute : “Non riesco ad amarlo tutto, questo ragazzo. Alto, secco, un corpo di linee spezzate e mai curve, una debolezza improvvisa nel disegno delle gambe, appena sotto il ginocchio.” La protagonista è una donna. Si chiama Caterina ed è sopravvissuta al terremoto da cui ha avuto in eredità un profondo dolore ed un nipote: Marco. Sua sorella gemella Olivia è morta schiacciata dalle macerie. “Spesso ci chiamavano Olivia e la gemella o, peggio ancora, Olivia e l’altra. – Il tuo nome è da regina e mette un po’ in soggezione, per questo non lo dicono, -mi consolava nostra madre quando le chiedevo il motivo”. Una relazione impari, la loro, ma intensa “Al liceo eravamo in classi separate ma vicine, a metà mattina la sua presenza superava la parete e la sentivo diffondere nella mia aula, invisibile agli altri. Così adesso, quando lavoro, a metà mattina diffonde la sua assenza.”
L’ombra del terremoto e della sua devastazione accompagna ogni pagina del romanzo. Non si parla di disperazione, la si vive ad ogni pagina, entra nel pensiero e senti sulla pelle l’angoscia dell’impotenza. Abita nelle pieghe di chi è sopravvissuto. “L’incubo ricorre nelle notti da quando ho ritrovato i sogni, molti mesi dopo il terremoto. Non mi abituo mai, lascia la gola asciutta per colpa e impotenza, un sapore vago di sangue.” L’autrice ha qui quella sottile capacità di raccontare il dolore attraverso il pudore. E lentamente il pensiero che la vita possa ancora sorprendere s’insinua tra le ultime pieghe del romanzo.
Donatella di Pietrantonio
Bella mia
Einaudi
2018
pp. 192
12€